Ieri mi sono comprata un paio di All Star. Il mio primo paio di All Star. Va bene, niente di eccezionale, migliaia di persone ogni giorno fanno la stessa cosa e non ci ricamano intorno. Manco mi fossi comprata un paio di Manolo - per quelle celebrerò, e alla grande.
E' una piccola celebrazione che mi fa ridere - dentro, mica fuori - perché la mia è sempre stata la casa delle "specie di".
Una specie di All Star, che non sono All Star ma che ci somigliano. Una specie di arrosto, una specie di torta margherita ma con lo yogurth al posto del burro.
E lo dico con un grande grande grande affetto nei confronti di quella donna buffa che è la mia mamma che ci ha allevati con degli ottimi surrogati di vita.
Polaroid di quel periodo: sono appena finiti gli anni '80, di paninari non se ne vedono più molti in giro, fortunatamente solo qualche inossidabile sbadato che non s'è accorto che il bomber, le timberland e il burghi hanno lasciato il passo ad altre mode.
Noi, io e il mio fratellone, viviamo in questa provincia borderline, borderline perché sta, appunto, sul confine tra Piemonte e Lombardia e un po' fatica a capire se fare capo alla tradizione della bagna càuda o della cassoeula, provincia perché è provincia, punto, nessuna speranza cosmopolita.
Quello che puoi fare in questo posto è cercare di vivere al meglio delle possibilità che ti offre la cittadina, come le vasche in centro il sabato pomeriggio quale massima espressione di vita sociale, momento che necessita di una divisa formale, come i jeans firmati o le scarpe firmate, mentre, dall'altra parte della barricata, a rappresentare lo zoccolo duro del matusa ottuso contro noi giovani nostra madre, che non vedeva nessuna differenza tra un paio di All Star e un paio di Podio. E ci comprava le Podio, naturalmente.
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