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giovedì 7 ottobre 2010

The cat came back

Un mese fa ho adottato un gattino. Un ragnetto magro e spelacchiato che mia cognata ha trovato in un fosso mentre faceva jogging, abbandonato con i suoi due fratellini da qualche progenie di operatrici erotiche a buon mercato.
Inizialmente il mio monolocale è stato invaso da lettiere bio, cibo med e da un'enorme gabbia-dépandance in cui accogliere il ragnetto e il fratellino in attesa di svezzamento e del ritorno dalle vacanze del mio di fratello, poi, circa un paio di settimane fa, mi libero della gabbia e il fratellino viene accolto come un principe dalla sua nuova famiglia adottiva, così io e Maki restiamo a quattr'occhi.
Che diventano sei e, saltuariamente, otto o dieci.
Perché io lavoro, e vuoi lasciare il piccolo - che nel frattempo s'è impadronito di qualsiasi superficie morbida della casa - tutto solo e triste durante il giorno?
Comincia così il pellegrinaggio al cospetto del piccolo fenomeno da baraccone del parentado prossimo che si stringe e commuove nel vederlo, in ordine sparso, rosicchiare le mie scarpe, distruggere i miei libri, attaccarsi alle mie tende e fare Tarzan, farsi le unghie sul mio divano e sfondarsi di cibo.
Mia madre, mio padre, mio cugino, mio fratello.. Alle volte anche la vicina.
Ma va bene, se avete voglia di fargli compagnia non c'è problema.
L'altra sera sono sul treno che mi riporta a casa, stropicciata e sfatta dopo una giornata di lavoro, dormicchio e penso al gelato che è nel freezer. Ci penso come premio consolatorio per una giornata che mi ha caramellata, letteralmente. Penso a gustarmelo, un cucchiaino alla volta, una goccia di cioccolata dopo l'altra.
Arrivo a casa, metto via la macchina e entro. Ci sono i miei genitori, entrambi, mia mamma con in braccio il ragnetto dormiente.
"Gli facevamo compagnia" dicono. "Abbiamo cenato qui per non lasciarlo da solo" dicono. "Ah, ti abbiamo finito il gelato".

lunedì 17 maggio 2010

New Shoes

Ieri mi sono comprata un paio di All Star. Il mio primo paio di All Star. Va bene, niente di eccezionale, migliaia di persone ogni giorno fanno la stessa cosa e non ci ricamano intorno. Manco mi fossi comprata un paio di Manolo -  per quelle celebrerò, e alla grande.
E' una piccola celebrazione che mi fa ridere - dentro, mica fuori - perché la mia è sempre stata la casa delle "specie di".
Una specie di All Star, che non sono All Star ma che ci somigliano. Una specie di arrosto, una specie di torta margherita ma con lo yogurth al posto del burro.
E lo dico con un grande grande grande affetto nei confronti di quella donna buffa che è la mia mamma che ci ha allevati con degli ottimi surrogati di vita.
Polaroid di quel periodo: sono appena finiti gli anni '80, di paninari non se ne vedono più molti in giro, fortunatamente solo qualche inossidabile sbadato che non s'è accorto che il bomber, le timberland e il burghi hanno lasciato il passo ad altre mode.
Noi, io e il mio fratellone, viviamo in questa provincia borderline, borderline perché sta, appunto, sul confine tra Piemonte e Lombardia e un po' fatica a capire se fare capo alla tradizione della bagna càuda o della cassoeula, provincia perché è provincia, punto, nessuna speranza cosmopolita.
Quello che puoi fare in questo posto è cercare di vivere al meglio delle possibilità che ti offre la cittadina, come le vasche in centro il sabato pomeriggio quale massima espressione di vita sociale, momento che necessita di una divisa formale, come i jeans firmati o le scarpe firmate, mentre, dall'altra parte della barricata, a rappresentare lo zoccolo duro del matusa ottuso contro noi giovani nostra madre, che non vedeva nessuna differenza tra un paio di All Star e un paio di Podio. E ci comprava le Podio, naturalmente.