martedì 17 maggio 2011

Kings and Queens

Temo che il mio piccolo K. non avrà mai i voti alti in bontà, il cinismo mi abbraccia e mi pervade come il freddo di gennaio in Pianura Padana, come la nebbia pavese le mattine autunnali, ce l'ho addosso tanto da sentirlo come un'indissolubile parte di me, un gemello siamese che abita il retro del mio orecchio.
Se non altro, questo mi permette una visione distaccata, acida e ovviamente parziale delle vite altrui, sulle quali vengo interrogata come oracolo di pungente sarcasmo e liquido scetticismo.
Il fatto è che io inizio sempre con le migliori intenzioni ad ascoltare i report dettagliati sulle relazioni delle mie amiche, ma circa a metà mi si gira la testa al contrario, la faccia diventa verde e parlo con la eco di tre voci (mai visto l'Esorcista?), non è colpa mia, vengo posseduta da un forza che sovrasta la mia volontà e che inizia a mostrarmi un vortice di immagini: il Kraken, Poseidone, un tornado, il film "Twister", il combattimento della Sposa contro gli 88 folli.. E al centro del vortice (che sia marino o d'aria o di mazze ferrate) c'è sempre un lui immolato.
L'incompreso che si lagna del ruolo in cui l'ostinazione femminile a dare definizioni di parole e azioni lo relega.
Immagini spazzate via da un bel "mavaffanculovà".


Troppo spesso mi capita di sentire sfoghi sulla superficiale grettezza del maschio medio trincerato dietro alla sua inettitudine nell'agire, autoassoltosi dicendo che è un suo difetto e che se vuoi il pacchetto te lo pigli completo: almeno uno s'è accorto di non essere il dono del cielo al genere femminile?
Uno che abbia capito di non essere la più agognata delle benedizioni nella vita di una donna?
Voleva anche un mazzo di fiori - ma non quelli del pakistano, eh, che quelli non valgono - con un bigliettino "grazie grazie nostra piccola benedizione eterea"?


E' chiaro che non voglio generalizzare, ma ho trent'anni, la mia dose di fenomeni da baraccone me la son goduta, il très d'union sembra sempre essere la presunzione a sapere che quello che pensano è giusto e che il resto del mondo ha dei seri difetti di comprensione in caso di opinione contraria alla loro.
Eddài, nessuno di voi, bei tronchetti della felicità pelosina, pensa alla moderazione dei termini? All'umiltà della propria persona?
Mi è bastato l'aver conversato diffusamente con lei incappata nell'ultimo degli inopportuni per vincere un buono per farmi annodare le budella: fino a che punto è concesso lo spreco della parola "dignità" applicata ad un'autoanalisi maschile? Ma pensano mai, i maschi, questi meravigliosi bonbon alla crema, che la discrepanza tra cosa pensano di se stessi e la realtà è una fossa delle Marianne di mezze misure?

2 commenti:

Uic ha detto...

Tu che giri la testa come l'esorcista.
Pensa che è quello che avrei voluto fare a lui!

Ombretta ha detto...

ma con un colpo secco accompagnato da un "crack"

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