martedì 31 agosto 2010

Whiskey in the Jar


A Belfast i marciapiedi sono grigio chiaro, con delle enormi piastrellone di cemento.
Esci dalla stazione dei bus, cerchi il centro e ti imbatti nell'Opera House, poi in questi palazzoni chiari, ti infili in direzione Town Hall e scopri che il municipio sembra una residenza reale, con quel pratino verde gremito di adolescenti emo sorridenti sui quali veglia un'enorme statua della Regina Vittoria.
Ingenuamente pensavo di trovarmi in un posto triste, segnato dalla storia recente, invece quello che ho davanti è un sano ottimismo.
 
Vado verso ovest, e man mano che mi avvicino a Derry la storia che pensavo di trovare a Belfast si fa sempre più evidente, nei cartelloni stradali modificati con lo spray Londonderry e nelle bandiere della Repubblica.
La città è bellissima, anche se la giornata è grigia e devo fare i conti con lo zaino ingombrante, la storia è nell'aria. Sarà che mi sono addentrata nel Bogside, sarà che sono andata proprio dove.. Oggi ci sono i turisti, davanti ai murales vedi gruppetti di anziani in gita che ascoltano una guida recitare per l'ennesima volta la storia ormai un po' consumata.

Lascio l'Ulster e proseguo verso nord.
 
Arrivo a Dunfanaghy, scendo dal pullman e chiedo all'autista dove sia l'ostello della gioventù. Mi ci porta – è cinque chilometri più in giù.
Dunfanaghy è una tappa importante nel mio viaggio, perché faccio due cose che non mi appartengono: violazione di proprietà privata e autostop. La prima per ammirare il lago – mai stata più contenta di violare la legge (e infastidire le pecore) - la seconda perché tornare all'ostello dopo cinque ore di passeggiata sotto l'acqua non sarebbe stato divertente.
 
A circa un chilometro dalla città parte un sentiero che percorre buona parte dell'Horn Head: lo prendo con le mie scarpette da città e la mia felpetta estiva. Il mio ottimismo, nonostante un'adorabile ora e mezza passata in spiaggia, con i piedi nel Mare del Nord che mi causerà 12 ore febbricitanti, viene scalzato dopo circa tre ore dalla carcassa di una pecora che incontro sul mio sentiero.
Ma sono qui a scriverne, evidentemente sono più scaltra di una pecora.

Da questa campagna meravigliosa riparto verso Galway e le Aran Islands, dove ustionerò la mia candida pelle color maialino al delicato sole d'Irlanda camminando per raggiungere una fortezza a picco sul mare.

Dopo Galway sarà la volta di Dublino, del Temple Bar, del Trinity College (fonte d'ispirazione universitaria.. passa subito, non preoccupatevi), degli artisti di strada, dei musei e delle gallerie d'arte, della Guinness e delle chiese.
Ho persino toccato il dito di una mummia.



..alle mie spalle solo pecore piuttosto nervose..

3 commenti:

ParkaDude ha detto...

Have a nice trip!

Ombretta ha detto...

Absolutely nice - Wonderful, if you know what I mean! (sono giorni che aspetto di usare questa frase ^_^)

Giulia ha detto...

Che bel resoconto! Chiaro che sei più scaltra di una pecora... potevi farle lo scalpo e portarla indietro a mo' di trofeo di viaggio :-)

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