Ovvero le otto cose da non fare (o che sarebbe meglio fare) in Irlanda arrivando dal Bel Paese;
Ovvero otto delle mie tappe irlandesi di quest'estate.
1- Fidarsi della guida, ma non ciecamente (vedi punto 6).
Se vi siete presi il disturbo di ignorare la vecchia guida usata da vostro zio "signorino" per la vacanza in moto nel 1967, quella, per capirci, che segnala gli stripclub sulle mappe con una stellina, e siete entrati in libreria per comprare una guida turistica, leggetela.
No, non basta guardare le figure e i siti web per i Bed&Breakfast: so che pensate di non averne bisogno, che cosa vorrà mai saperne uno scrittore di guide turistiche? Beh, più di voi di sicuro, perciò leggetela.
Così magari vi eviterete le ventiquattr'ore più insipide della vostra vita a Cork, la mia prima tappa, scelta perché "alternativa"..
2- In Irlanda niente è davvero "alternativo".
La vostra geniale idea di tappa fuori dai percorsi battuti dal turismo di massa sarà già stata quanto meno segnalata e illustrata su un dépliant, ma questo non la renderà meno interessante: prendete pure il pullman per Glengariff, Casteltownbere o qualche altro paesino dal nome buffo, non mancherà di sorprendervi.
3- La vita (sobria) finisce alle 17:00.
Alle 17:05 per strada ci saranno solo covoni di paglia (umida di pioggia) mossi dal vento e porte che si chiudono. Per scorgere altri esseri viventi, conviene fare un salto al pub o fare amicizia con le mucche.
Quelle delle rovine dell'Abbazia di Cashel sono discretamente socievoli.
4- Abbattete la timidezza e ubriacate pure di domanda i gentili impiegati dell'ufficio turistico.
Saranno sempre felicissimi di aiutarvi. Se non capite qualcosa, non si renderanno più comprensibili, ma si ripeteranno all'infinito. E vi aiuteranno a risolvere qualsiasi problema organizzativo.
Penso che porterò all'impiegata dell'ufficio del turismo di Kilkenny la mia dichiarazione dei redditi dell'anno prossimo.
5- Dublino sta all'Irlanda come vostra suocera a tutte le altre donne del pianeta.
Come la suocera non è una donna, ma una fiera a tre teste assetata di sangue, a Dublino non troverete simpatici buontemponi dalle guance rubizze ad accogliervi come nel resto del paese.
Certo, alle 17:05 la gente sarà ancora in giro e i negozi saranno aperti, ma il dublinese m'è parso un po' stufo del turista. Infondo voi siete in vacanza, lui no.
6- Non fatevi prendere dalla frenesia del "DEVO vedere TUTTO!"
Non si può. Punto.
O avete almeno tre mesi, l'american express in fogli di diamante e i piedi di un hobbit, oppure rassegnatevi, non potrete vedere ogni singola attrattiva di questo meraviglioso paese. Ce ne sono troppe! E, a dire il vero, non tutte valgono la fatica, come il Castello di Dunboy, vicino a Castletownbere, che non vale certo cinque chilometri sotto una moderata pioggerella all'andata e altri cinque sotto il fottuto tsunami al ritorno fatti a piedi, con una maglia di cotone addosso e basta (vedi punto 8), essendo costituito da quattro sassi e tanto prato.
Molto meglio la Bera Island, nella stessa baia, proprio davanti al Castello, ignorata però dalla (mia) guida (ecco perché non fidarsene ciecamente!).
7- Prendetevela bassa.
Non vale la pena farsi un tour de force assurdo per dire "ci sono stato" o per fare le foto più fighe. E guardate i posti che visitate, non aspettate di essere a casa davanti al pc per vederli sul vostro bel 21' ultrapiatto! Siete ora in Irlanda, non ci sarete più il primo settembre, ma sarete in ufficio a fingere di che il vostro capo non abbia un alito demoniaco!
Mettete giù quelle macchinette: si fan tante battute sui Giapponesi in vacanza, e gli unici pecoroni che ho incrociato alla Rocca di Cashel che non facevano altro che fotografare (anche i pannelli che coprivano le impalcature dei restauratori!) erano Italiani!
8- La valigia intelligente.
Il mio consiglio è: visto che vale la pena spostarsi spesso, portate il meno possibile. Che non significa una mutanda ogni tre giorni, ma neanche tre outfit completi per ogni giornata di permanenza.
E non dimenticate a casa il k-way, o la giacca a vento, o anche solo la mantellina impermeabile, altrimenti - come la sottoscritta - avrete innumerevoli occasioni per pentirvene e infiniti anatemi da scagliare al cielo grigio, mentre magari state scarpinando per il sentiero che gira attorno ai laghi di Glendaloch, bagnati come pulcini, convinti che, abbandonati alla fatica e agli stenti, scivolerete in quel pantano freddo e ritroveranno le vostre spoglie a primavera di un anno indefinito, quando i vostri vestiti saranno passati di moda.
1- Fidarsi della guida, ma non ciecamente (vedi punto 6).
Se vi siete presi il disturbo di ignorare la vecchia guida usata da vostro zio "signorino" per la vacanza in moto nel 1967, quella, per capirci, che segnala gli stripclub sulle mappe con una stellina, e siete entrati in libreria per comprare una guida turistica, leggetela.
No, non basta guardare le figure e i siti web per i Bed&Breakfast: so che pensate di non averne bisogno, che cosa vorrà mai saperne uno scrittore di guide turistiche? Beh, più di voi di sicuro, perciò leggetela.
Così magari vi eviterete le ventiquattr'ore più insipide della vostra vita a Cork, la mia prima tappa, scelta perché "alternativa"..
2- In Irlanda niente è davvero "alternativo".
La vostra geniale idea di tappa fuori dai percorsi battuti dal turismo di massa sarà già stata quanto meno segnalata e illustrata su un dépliant, ma questo non la renderà meno interessante: prendete pure il pullman per Glengariff, Casteltownbere o qualche altro paesino dal nome buffo, non mancherà di sorprendervi.
3- La vita (sobria) finisce alle 17:00.
Alle 17:05 per strada ci saranno solo covoni di paglia (umida di pioggia) mossi dal vento e porte che si chiudono. Per scorgere altri esseri viventi, conviene fare un salto al pub o fare amicizia con le mucche.
Quelle delle rovine dell'Abbazia di Cashel sono discretamente socievoli.
4- Abbattete la timidezza e ubriacate pure di domanda i gentili impiegati dell'ufficio turistico.
Saranno sempre felicissimi di aiutarvi. Se non capite qualcosa, non si renderanno più comprensibili, ma si ripeteranno all'infinito. E vi aiuteranno a risolvere qualsiasi problema organizzativo.
Penso che porterò all'impiegata dell'ufficio del turismo di Kilkenny la mia dichiarazione dei redditi dell'anno prossimo.
5- Dublino sta all'Irlanda come vostra suocera a tutte le altre donne del pianeta.
Come la suocera non è una donna, ma una fiera a tre teste assetata di sangue, a Dublino non troverete simpatici buontemponi dalle guance rubizze ad accogliervi come nel resto del paese.
Certo, alle 17:05 la gente sarà ancora in giro e i negozi saranno aperti, ma il dublinese m'è parso un po' stufo del turista. Infondo voi siete in vacanza, lui no.
6- Non fatevi prendere dalla frenesia del "DEVO vedere TUTTO!"
Non si può. Punto.
O avete almeno tre mesi, l'american express in fogli di diamante e i piedi di un hobbit, oppure rassegnatevi, non potrete vedere ogni singola attrattiva di questo meraviglioso paese. Ce ne sono troppe! E, a dire il vero, non tutte valgono la fatica, come il Castello di Dunboy, vicino a Castletownbere, che non vale certo cinque chilometri sotto una moderata pioggerella all'andata e altri cinque sotto il fottuto tsunami al ritorno fatti a piedi, con una maglia di cotone addosso e basta (vedi punto 8), essendo costituito da quattro sassi e tanto prato.
Molto meglio la Bera Island, nella stessa baia, proprio davanti al Castello, ignorata però dalla (mia) guida (ecco perché non fidarsene ciecamente!).
7- Prendetevela bassa.
Non vale la pena farsi un tour de force assurdo per dire "ci sono stato" o per fare le foto più fighe. E guardate i posti che visitate, non aspettate di essere a casa davanti al pc per vederli sul vostro bel 21' ultrapiatto! Siete ora in Irlanda, non ci sarete più il primo settembre, ma sarete in ufficio a fingere di che il vostro capo non abbia un alito demoniaco!
Mettete giù quelle macchinette: si fan tante battute sui Giapponesi in vacanza, e gli unici pecoroni che ho incrociato alla Rocca di Cashel che non facevano altro che fotografare (anche i pannelli che coprivano le impalcature dei restauratori!) erano Italiani!
8- La valigia intelligente.
Il mio consiglio è: visto che vale la pena spostarsi spesso, portate il meno possibile. Che non significa una mutanda ogni tre giorni, ma neanche tre outfit completi per ogni giornata di permanenza.
E non dimenticate a casa il k-way, o la giacca a vento, o anche solo la mantellina impermeabile, altrimenti - come la sottoscritta - avrete innumerevoli occasioni per pentirvene e infiniti anatemi da scagliare al cielo grigio, mentre magari state scarpinando per il sentiero che gira attorno ai laghi di Glendaloch, bagnati come pulcini, convinti che, abbandonati alla fatica e agli stenti, scivolerete in quel pantano freddo e ritroveranno le vostre spoglie a primavera di un anno indefinito, quando i vostri vestiti saranno passati di moda.
la mia amica uacca di Cashel
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