Placidamente
perché questo è il paese dell'attesa: si aspetta l'autobus (in
orario), si aspetta il proprio turno in una coda ordinata, si rimane
sospesi all'attimo prima che la vita cominci, per cui ho pensato
che sarebbe carino mettere a frutto questo tempo regalatomi da Sua
Maestà per dare concretezza alle mie risorse.
Ancora
non so bene come, ma quest'iniezione di ottimismo inaspettata non va
sprecata così, senza cogliere l'attimo, senza approfittare del 3 x 2
al reparto soluzioni alternative che questo paese mi offre.
Per
il resto.. beh, sì, casa mi manca, mi mancano le persone, mi mancano
le mie comodità quotidiane, mi manca il mio gatto che a quanto mi
dicono è lievitato come il panettone verso il 23 dicembre, ma no,
non ci torno per Natale, sono appena arrivata, non voglio mica fare
la felicità di Ryanair e l'infelicità del mio conto in banca tutto
nuovo.
Vivo
con gente buffa, ovviamente. Una ragazza francese che dopo sei anni
sopravvissuta qui forse parte per Miami o per la Thailandia, una
coppia di ragazzi di cui percepisco la presenza giusto ogni tanto,
un'ingegnere elettronico indiana incapace di cucinare e la famiglia
Gigantor.
La
famiglia Gigantor è un terzetto, padre, madre e figlio, che mi
ricorda tanto la favola dei tre orsi, solo che io non sono Riccioli
d'oro e non rubo loro la minestra o dormo nei loro letti.
Li
chiamo così perché sono giganti: non che dal mio metro e una carota
il resto del mondo non sia già più alto, ma questi sono davvero
enormi. Tutti e tre. E sono sempre molto circospetti.
La
mamma è già più socevole, saluta quando entra e quando esce dalla
cucina e ogni tanto facciamo due parole, il figlio mi chiama “madam”
e vorrei tanto prenderlo a martellate quando lo fa, ma non posso, è
gigante, anche se sembra terrorizzato dal mio avvicinarmi, e poi c'è
lui, papà Gigantor, l'uomo con più opinioni della terra.
Lui
odia stare in Gran Bretagna, ma non ho capito bene perché non può
andarsene, per cui si lagna. E si lagna del vivere in comune. E si
lagna del fatto che gli altri siano sporchi – non che lui sia
l'emblema dell'igiene, eh. E si lagna che qui la gente è antipatica
e maleducata. E si lagna che nessuno gli trova lavoro. E si lagna che
fa freddo.
Quando
non si lagna, esamina quello che fai: il primo giorno in cui ho
portato fuori la mia spazzatura, ha controllato che facessi la
differenziata correttamente.
E'
lo stesso genio che non capisce perché io faccia il brodo nel
pentolino e non a microonde. O perché io mi ostini a cuicinare. O
perché io mangi “solo” il salmone con il pane quando potrei
sfondarmi di salsicce fritte.
1 commenti:
Fuori dalla finestra, la libertà.
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