venerdì 18 novembre 2011

Silent All These Years

Sono qui per raccontare una storia.
Una storia piccola, di molto tempo fa.
Una storia che non ho mai raccontato a nessuno fino ad ora.
Una storia che inizia, come tutte le mie storie di qualche interesse, con un viaggio.

1995 - Jerez de la Frontera, Spagna.
Non so come sia ora, ma io mi ricordo una città assolata, calda e chiassosa.
Mi ricordo le palme, alti palazzi grigi e un vicolo in cui dei ragazzi danesi ubriachi importunavano le passanti.
Mi ricordo la terra riarsa fuori dal centro città, dove tra le isole di costruzioni c'erano solo cespugli e le nostre facce sudate.
Mi ricordo le spedizioni a comprare il ghiaccio in sacchettoni e i botéllons nei parchi con la musica improvvisata e la voglia di vivere spagnola.

A Jerez c'era un centro commerciale Continente dove ho comprato due cose che ancora mi accompagnano.
Una copia di "Little Earthquakes" di Tori Amos in vinile e un quaderno di Snoopy.
Tornata a casa, credo di aver ascoltato immediatamente il disco, per poi dimenticarmene e riscoprirlo anni dopo, mentre ho messo via il quaderno. 
Ho deciso di lasciarlo così, intonso, perché, al contrario di quel che potrebbe sembrare, o, addirittura in perfetta coerenza con la mia immagine, ho un animo profondamente romantico.
A quindici anni ho comprato un quaderno che avrei usato con una persona speciale, con il mio "lui" speciale.
Già propensa alla fantasticheria interstellare, avevo quest'idea di trovare un ragazzo a breve, di innamorarmene, di essere amata, e di aver bisogno di uno spazio solo nostro per scambiarci parole esclusive, preziose, di necessitare di una testimonianza concreta dei nostri sguardi e dei nostri sogni.

2011 - BigCake, Provincia borderline, appena sotto il grande fiume, Italia

La casa tace e sono le tre del mattino.
Mi fumo l'ultima e vado a dormire, tanto quel che fatto è fatto.
La valigia è aperta ma ci metto un secondo a chiuderla domattina.
Non devo dimenticarmi i libri, non devo dimenticarmi i biglietti, la carta d'identità.
Domani è il primo giorno della mia nuova vita, non ci posso arrivare senza un pezzo.
Ho bisogno di qualcosa su cui scrivere. Che cosa avrò da scrivere ancora, poi, lo so solo io. Ho il portatile, in Gran Bretagna venderanno quaderni e penne, no? No, voglio qualcosa che sia mio.

Dorme sotto una trousse piena di smalti, Snoopy. E' ancora lì che aspetta di essere usato. In valigia, subito.

A volerla vedere, c'è una metafora in tutto questo.
Forse due. Magari tre. Quattro, infondo.

Questo quaderno sono io. Sono io che aspetto di vivere.
Oppure è la mia vita sentimentale intonsa.
Oppure è la prova che di uomini interessanti non ce ne sono.
Oppure, e io sono propensa a pensarla così, è solo un quaderno che è ora di usare, perché le parole sono importanti [cit.]

4 commenti:

Nelson ha detto...

:)

E quindi? L'hai inaugurato?

Ombretta ha detto...

Sì! In un Caffé Nero qualche giorno fa.

The Dude ha detto...

Have a nice trip, baby :)

Giulia ha detto...

Che bel post cara. Leggo solo ora perche' sono tecnologicamente inetta :)

Spero che lo riempirai, ma non per forza con il contributo di qualcun altro... meglio scrivere per noi, che alla fine agli "altri" in genere non interessa poi molto. Ma non perche' non ci siano uomini decenti la' fuori, piuttosto perche' a volte le parole sono solo nostre!!

Viva i viaggi e viva i quadernetti intonsi conservati religiosamente (anche io ne ho messi un paio in valigia settimana scorsa ^_^).

Baci e aggiorna sto blogggg!!!!!!!!!!!

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