domenica 13 gennaio 2013

Kings and Queens


Eeeeh buon anno!
Finalmente un anno tutto nuovo, ancora da spacchettare..
Siamo a gennaio ed è passato uno sfacelo di tempo dall'ultimo aggiornamento.
Si era rimasti con una nuova casa, un nuovo lavoro e una situazione più stabile: abbandonata la casa dei Gigantor, mi sono trasferita dall'altra parte della strada, in una casa meno affollata, con un bulgaro pazzo che mangiava in piedi sei uova alla volta e che quando se n'è andato s'è portato via tutti i cucchiai, il cui padrone era un ometto cinese con i denti sporgenti e gli occhiali spessi, che passa almeno una volta la settimana a pulire i fornelli e a sedersi in giardino a fissare la pianta di pere.
Sono durata poco qui, una volta spedito il bulgaro pazzo, il tizio che è arrivato aveva il brutto vizio di friggere alle dieci di sera, inondando la casa di olezzi nauseanti e di occupare il bagno costantemente, per cui ho imbustato i miei stracci e ho preso casa per conto mio.
E' un appartamento modesto, una casetta in un giardino, una stanza con bagno e cucina, molto carina, essenziale e soprattutto solo mia. Niente gente che va e viene, cibo che sparisce o sudiciume che appare, moderato ordine che resta, silenzio, pace, che questa casa non è un albergo e la mia vita da vecchia befana brontolona è solo mia.
Tra un trasloco e l'altro ho acquisito un secondo lavoro: finivo al museo verso l'una, e alle due iniziavo a lavorare come receptionist per l'ufficio locale del Probation Trust.
Eccheccos'è il probationtrust?! Per la legislazione locale, una volta che commetti un crimine, il giudice può decidere di non mandarti al gabbio e lasciarti in libertà vigilata, come nei film americani degli anni novanta, e una volta a settimana ti tocca la supervisione, magari anche del servizio civile a zappare aiuole perché, mio bel cretinone, se decidi di ararle con i copertoni della golf mentre guidi sbronzo, ripaghi la comunità con le manine sante. Essere in libertà vigilata si dice essere “in probation”, e il probationtrust è l'ente che si occupa dei cretinoni.
Quello che faccio io è abbastanza operativo: sono in reception, per cui quando arrivano per la supervisione li registro e chiamo la persona con cui hanno l'appuntamento, rispondo al telefono e mi sorbisco le loro lagne, spedisco loro lettere minacciose e altre noiosità da ufficio.
Il lavoro mi piace, piuttosto impegnativo, certo, ma interessante, l'unica nota negativa è la megastronza che lavora con me: stronza perché presuntuosa e invadente, non c'è un minuto in cui si faccia gli affari propri tanto da avvicinarsi alla mia scrivania per vedere cosa c'è scritto sui fogli che ci lascio, ma megastronza perché non tace mai. Mai mai mai. Ha continuamente bisogno di vomitare le cazzate che le nuotano nella scatola cranica, filtrandole unicamente per gradi di meschinità a seconda di chi ha davanti: la lamentela su un errore di un collega esce solo con il capo, mentre puntualizzare quanto è stata brava a parlare con il capo esce solo con colleghi compiacenti.
La megastronza si è affezionata alla vecchia receptionist che è stata mandata in amministrazione, per cui ogni visita giù da noi era una specie di festa per ricordarle quanto le manca. Ovviamente davanti a me.
La faccia di gesso che ha fatto quando è venuta a sapere che questa da lunedì cambia lavoro è stata impagabile.
Intanto il lavoro al museo è finito, ieri era l'ultimo giorno, e devo dire che mi è spiaciuto salutare quella simpatica banda di burloni: un sacco di abbracci e raccomandazioni, una cartolina per salutarmi che quasi mi facevano commuovere. Meno male che siamo andati a bere dopo.
A questo punto direi che la risposta a “Come vanno le cose?” è “Molto bene, grazie”. 
E sabato torno in Italia!



1 commenti:

Anonimo ha detto...

Really extra ! Great !

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