Stamattina me ne stavo pigiata come il mosto dopo la vendemmia in metropolitana, cercando inutilmente di leggere il mio libro incastrata tra la porta e il palo di sostegno del sedile, con il braccio di un tizio appoggiato sulla testa e la valigetta di un'altra tizia inserita nel costato, e meditavo sulla mia tendenza assassina a rivoluzionarmi la vita, senza preavviso e, a volte, senza cognizione.
E' come una pestilenza a cadenza regolare: ogni tre anni, indicativamente, ho bisogno di cambiare TUTTO.
Tre anni fa sono impazzita e mi sono re-iscritta all'Università, mi sono trasferita a Pavia e ho cambiato lavoro. Tre anni prima ho chiesto il visto per partire per la Nuova Zelanda all'inizio dell'anno dopo. Uhm, vediamo... Nel 2000 sono andata a vivere a Parma perché nonostante potessi andare a Milano a fare l'Università, non era abbastanza distante per viverci. Beh, se proprio vogliamo andare a vedere, tre anni prima, a diciassette anni per capirci, mi sono fumata la mia prima canna. Ma forse questo non lo potevo scrivere...
Vabbé, tutto questo perché la vita è ciclica, e possiedo il raro dono di incasinarmela coscientemente: inizio a fremere, mi agito e non sto bene da nessuna parte.
Come il mio Nitopino che ha fatto impazzire mia cugina perché il passeggino non gli piaceva e non c'era verso di lasciarcelo seduto. Solo che lui ha 11 mesi.
Ora, il problema è questo: ci sono tutta una serie di motivi (buoni o meno) che mi spingono a disdire il mio contratto di affitto, impacchettare tutta la mia roba e tornare a vivere nella placida e dormiente provincia piemontese da cui arrivo, proprio nel posto dal quale fuggo ogni tre anni (appunto) e al quale torno ogni volta.
Questo mi impone tutto un ciclo di auto-analisi disastroso, ovviamente. Ma anche una seria valutazione dei pro e dei contro, e, per il momento, vincono i pro.
Perché è vero che sono un'incostante, ma è altrettanto vero che in tutti questi anni ho elaborato un progetto, o meglio: il progetto è sempre rimasto lì sotto, latente, e ora vorrei lavorarci un po' su e metterlo in pratica. Non è detto che vada a buon fine, ma non fallisco finché non ci provo.
E' come una pestilenza a cadenza regolare: ogni tre anni, indicativamente, ho bisogno di cambiare TUTTO.
Tre anni fa sono impazzita e mi sono re-iscritta all'Università, mi sono trasferita a Pavia e ho cambiato lavoro. Tre anni prima ho chiesto il visto per partire per la Nuova Zelanda all'inizio dell'anno dopo. Uhm, vediamo... Nel 2000 sono andata a vivere a Parma perché nonostante potessi andare a Milano a fare l'Università, non era abbastanza distante per viverci. Beh, se proprio vogliamo andare a vedere, tre anni prima, a diciassette anni per capirci, mi sono fumata la mia prima canna. Ma forse questo non lo potevo scrivere...
Vabbé, tutto questo perché la vita è ciclica, e possiedo il raro dono di incasinarmela coscientemente: inizio a fremere, mi agito e non sto bene da nessuna parte.
Come il mio Nitopino che ha fatto impazzire mia cugina perché il passeggino non gli piaceva e non c'era verso di lasciarcelo seduto. Solo che lui ha 11 mesi.
Ora, il problema è questo: ci sono tutta una serie di motivi (buoni o meno) che mi spingono a disdire il mio contratto di affitto, impacchettare tutta la mia roba e tornare a vivere nella placida e dormiente provincia piemontese da cui arrivo, proprio nel posto dal quale fuggo ogni tre anni (appunto) e al quale torno ogni volta.
Questo mi impone tutto un ciclo di auto-analisi disastroso, ovviamente. Ma anche una seria valutazione dei pro e dei contro, e, per il momento, vincono i pro.
Perché è vero che sono un'incostante, ma è altrettanto vero che in tutti questi anni ho elaborato un progetto, o meglio: il progetto è sempre rimasto lì sotto, latente, e ora vorrei lavorarci un po' su e metterlo in pratica. Non è detto che vada a buon fine, ma non fallisco finché non ci provo.
2 commenti:
Sinceramente non ci vedo niente di male, anzi! Forza Ombre! :-)
Grazie, tesoro, ma tu lo sai che sono la principale produttrice di seghe mentali della bassa. ^_^
Posta un commento