sabato 26 dicembre 2009

Breakfast at Tiffany's

Mi è capitato di perdermi qualche volta, in città grandi che non avevo mai visto, mi guardavo attorno e non riconoscevo i muri e le persone. Andavo avanti per tentativi, fino a trovare qualcosa che conoscessi abbastanza bene da riprendere la mia strada.
Mi è capitato anche di perdermi in posti che conoscevo, e questo mi confondeva, mi faceva girare la testa: andavo avanti ostinatamente perché convinta di sapere bene cosa nascondesse il prossimo angolo ma una volta oltrepassato era di nuovo nebbia.
In questo periodo ho perso un po' la strada, un po' la direzione: mi guardavo attorno confusa e prendevo strade convinta di conoscerle per poi trovarmi in adorabili piccoli chiostri mai visti prima.
Andavo avanti ottusa per vicoli che non mi portavano in nessun posto utile.
Non mi ricordavo dove fossi diretta. Non mi ricordavo quale fosse la mia destinazione.
Poi stasera mi telefona la mia amica Franci che è la mia bussola e mi restituisce la strada, mi rimette a fuoco l'obiettivo per cui ho lavorato fino ad ora e che avevo perso di vista.
Franci è sempre stata quella che mi ha ricordato che ci sono sogni che posso realizzare, per quanto difficile sembri farlo - quando abbiamo iniziato a lavorare insieme lei tornava da sette mesi australiani. E mi ha insegnato a fare una cosa alla volta, per evitare di farmi prendere dall'ansia e dal multitasking selvaggio - quella volta c'ero io, in Australia, a cercare di capire quale fosse la prossima tappa, ed era Auckland, NZ.
E stasera - che al momento della telefonata era ancora il 25 dicembre - mi ha ricordato perché sono ancora qui, anche se ancora per poco, mi ha ricordato che se ho disdetto il contratto d'affitto è perché ci sono cose più importanti di cui devo occuparmi, mi ha ricordato che sono cose davvero importanti, mentre ce ne sono altre che non lo sono affatto, neanche quelle bellissime scarpe che ho visto in vetrina aspettando il 16, e che è per quelle cose davvero importanti che sono qui ad aspettare una scadenza.

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