Sto guardando uno spicchio di finestra verso il cielo giallino della metropoli tentacolare e il temporale para-estivo che ci ha regalato questo pomeriggio pare, nella mia considerazione egocentrica dell'universo, un segno chiaro dell'eccezionalità del mio weekend.
Sono uscita.
Non una ma per ben due sere di seguito.
Non solo a mangiare, non solo a bere qualcosa ma addirittura a ballare.
Non solo a mangiare, non solo a bere qualcosa ma addirittura a ballare.
La dinamica della mia zitellaggine degli ultimi mesi mi aveva permesso di dedicare maggiore attenzione alle attività collaterali quali la cena sul divano, la zuppa sperimentale, la visita al nipotame, la sveglia di domenica mattina, condizione ideale a voler svasare tutti i fiori del circondario, ma non per me, nota terrorista internazionale dell'orticultura, per cui ho messo da parte zappetta e rastrelletto e mi sono preparata a dovere.
Lei ne ha fatto ironie, ma la questione il venerdì sera s'era fatta seria - come vestirsi per una serata gotica?
Alla fine, razzolando come una gallina epilettica nella mia cabina-armadio-soppalco-lettoikea, ho trovato la soluzione indolore - abito nero, calze nere, stivali neri, trucco a panda - e l'ho assolta così, sentendomi un po' troppo a rischio polmonite e un po' troppo poco vestita, per poi arrivare al locale e scoprire in me un gusto monacale, quasi, alla vista di una micromutanda in pelle e una canotta di rete, con due stelline sui capezzoli, a mo' di censura da cartone animato giapponese.
Lei ne ha fatto ironie, ma la questione il venerdì sera s'era fatta seria - come vestirsi per una serata gotica?
Alla fine, razzolando come una gallina epilettica nella mia cabina-armadio-soppalco-lettoikea, ho trovato la soluzione indolore - abito nero, calze nere, stivali neri, trucco a panda - e l'ho assolta così, sentendomi un po' troppo a rischio polmonite e un po' troppo poco vestita, per poi arrivare al locale e scoprire in me un gusto monacale, quasi, alla vista di una micromutanda in pelle e una canotta di rete, con due stelline sui capezzoli, a mo' di censura da cartone animato giapponese.
Sabato sera è andata un po' più liscia, compleanno di A., amica di vecchia data e compagna di scuola e grande amante della fiesta. Parto dalla sede dell'aperitivo dicendo: "Io prendo la macchina che torno presto", come mi è stato ricordato alle 5.00 della mattina successiva, rientrati in quello stesso parcheggio dopo il cena-ballare al Messicano di V.
Il Messicano di V. è un locale che ho amato molto, ne sono certa. E' nella cartelletta con il cuore dei locali che ricordo nel mio passato e nel mio trapassato, anche se non ho memoria se non una canzone dei Ramones ballata con gente che neanche mi saluta più. Ah, i chupitos. Ma dopo i chupitos c'è sempre il buio.
Fatto sta che vado, ceno, ballo, mi diverto, bevo, fumo, ballo, mi diverto, fumo, ballo e intravedo A.
A. è un mezzo sorriso, diciamo. A. è il vestirsi da vampira una sera di gennaio. A. è prendere il treno ubriaca di guinnes.
Ma A. è anche "tu sei diversa, sei una brava ragazza". A. è anche "ti porto a casa così domani non devo spiegare agli amici del treno chi sei".
Mannò, non può essere lui, non è questo il suo genere di locale, figurati.
Poi non sono sicura di volerlo incontrare.
Poi dai, meglio così.
3.. 2.. 1..
4 commenti:
ogni tanto una serata vodkatonic ci vuole ;)
alle volte pare necessaria :)
"tu sei diversa, sei una brava ragazza"
Dopo gli hai staccato la testa a morsi? :)
Nelson
@Nelson: no.. ma ero tentata! ;)
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