Non
ho fatto feste o cene o altro, perché mi conosco, è un guaio che ho
passato già un sacco di volte: organizzo
la mia festa di compleanno, preparo da mangiare, faccio la torta,
invito gli amici, sorrido, scherzo, brindo.. E provo l'irrefrenabile
desiderio di prendere la porta e andare da un'altra parte.
Davvero.
Lasciare
tutti a godersi la festa mentre io me ne vado su un tetto con una
fetta di torta e una sigaretta a godermi la pace e il silenzio.
Non
è una segona mentale sull'età, sugli anni che passano, sulle rughe
o l'invecchiare, eh.
Le
mie feste mi annoiano, tutto qui: mi piace organizzarle ma non
partecipare.
Quindi,
comunque sia, data anche la scarsità di possibili invitati,
quest'anno è passato un po' in sordina, fatta eccezione per la torta
che ci siamo sbranati una sera.
Quello
che mi fa riflettere dei compleanni sono sempre i regali, trovo che
siano una cartina tornasole della nostra presenza nel mondo, sono il
segnale di come gli altri ci vedono.
Quest'anno
ho ricevuto delle tazzine da caffé molto belle e colorate con un
sacco di caffé, cioccolatini, una bottiglia di vino e altri
cioccolatini.
Adorabili.
Mi
fanno pensare che la gente mi possa vedere bisognosa di affetto e
coccole.
Oppure come una che sa godersi la vita e propensa ai piaceri
del palato.
Tutta
questa riflessione nasce e si arrotola attorno ad un compleanno di un milione
di anni fa, in cui i miei amici mi regalarono due libri che conservo
ancora, da qualche parte: “Sola come un gambo di sedano”
e “Compagno di sbronze”.
Capite
bene che sono titoli che ti fanno riflettere, quando li ricevi.
2 commenti:
Gli amici ti conoscono piu' di te stessa :)
Ottima scelta regalare Bukowski, peraltro.
Temo sia stato tu.. o comunque ci sia stato il tuo contributo.
Mai letto, per altro :D
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